CHIARIAMO ‘STA STORIA DEL GAS

MARIO DRAGHI NON HA CAPITO …L’Occidente si piegherà a pagare in rubli il gas e il petrolio della Russia? Ho letto risposte e commenti da rimanere storditi. Non uno che ci capisca una ceppa e che faccia un discorso logico. Chi dice che ci guadagneremo. Chi dice che fra poco compreremo tutto il gas che ci serve dall’Algeria e quindi il problema non si pone.

Draghi vola in Algeria e guarda all’Africa per fare a meno del gas russo

Chi dice che è un capriccio di Putin che non serve a niente. Un pò di tutto (o di niente).Per aver lavorato molti anni nel settore della trivellazione di pozzi di petrolio e gas e per diversi anni nel settore della compravendita di petrolio e gas (Blue Green Holding SA, in Italia presente come Tamoil) vi do un paio di informazioni. Per le compagnie italiane non farà gran differenza pagare in una valuta piuttosto che in un’altra. Bisognerà però procurarsi quella valuta e lo si può fare praticamente solo comprando rubli dalla Banca Centrale Russa, non si trova un miliardo di euro al giorno in rubli all’angolo della strada. E si comprano rubli pagando in euro o dollari. In questo modo succede che il pagamento delle forniture va direttamente alla Stato russo senza transitare dalle compagnie petrolifere russe come la Gasprom. Si bypassano le sanzioni in pratica.

Un miliardo di euro al giorno direttamente nelle casse russe e subito spendibili. Inoltre la fame di rubli sul mercato rafforzerà la valuta russa annullando o diminuendo di molto gli effetti di svalutazione sulla moneta procurati dalle sanzioni. Si crea un principio nuovo. Non solo euro o dollari per le transazioni internazionali ma anche rubli che saranno accettati in pagamento anche da aziende europee sapendo che sono facilmente rivendibili.

Non ci sono possibilità di approvvigionamento di gas o petrolio da altri fornitori in tempi brevi. Per portare il gas in Italia ci vogliono i tubi che NON CI SONO e quelli che ci sono, erogano già quasi alla massima portata. Per fare un altro gasdotto ci vogliono accordi internazionali e diversi anni. Per comprare il gas americano liquefatto e trasportarlo per nave ci vogliono le navi e i rigasificatori CHE NON ABBIAMO. Ovvero ne abbiamo 2 o 3, per soddisfare il fabbisogno ne servirebbero 30 o 40 e costano un sacco di soldi (circa 50 miliardi di investimenti) e ci vogliono anni per costruirli oltre al fatto che il gas americano è molto più costoso di quello russo essendo caricato anche dei costi di trasporto, di liquefazione e di rigassificazione. Fra l’altro ieri Biden ha detto che può darci fino a 15 miliardi di gas liquefatto. All’Europa ne servono 155 miliardi. Se ricominciamo a trivellare in adriatico possiamo tirare fuori (fra qualche anno) forse 5 o 6 miliardi di metri cubi annui. Ne servono 30, si attenua un poco il problema ma non si risolve. Per il petrolio nessuno dei grandi produttori ha accettato di aumentare la prduzione per sopperire al petrolio russo. L’Arabia Saudita nemmeno ha voluto parlare con gli Americani e si è detta neutrale e non applica sanzioni alla Russia. Il Venezuela si è schierato apertamente con la Russia. Idem gli Emirati Arabi. Idem l’IRAN. Molti Paesi sono stanchi delle ingerenze USA in casa loro. L’IRAN non ne può più. In Venezuela per Maduro l’unico americano buono è un americano morto. Gli “amici” sauditi hanno ricevuto un pò di sgarbi dagli americani e il giovane principe se chiama Biden nemmeno alza il telefono. Gli Emirati Arabi hanno troppi interessi russi sul loro territorio per inimicarsi Putin.Chi ci darà il petrolio? Tanto petrolio….. Babbo Natale? Il nucleare? 10 anni. La green energy ? 10–15 anni e costi stratosferici e comunque non è una soluzione definitiva e reale, Gli americani? Non possono sostenere il fabbisogno europeo. Producono tanto ma hanno anche un fabbisogno interno enorme e 330 milioni di abitanti e da soli non sono assolutamente in grado di soddisfare le richieste europee. Il 60% del petrolio che consuma l’Europa è russo. E’ un oceano di petrolio che alimenta quasi mezzo miliardo di auto e camion. Ed è inoltre facilmente vendibile ad altri acquirenti come l’India per esempio che ne ha una fame spropositata e ha 3 volte gli abitanti di tutta l’Europa. E il prezzo sta continuando a salire: il petrolio a 115 dollari (il Brent addirittura 121), il prezzo del gas a 295 euro il megavattore, il 23 febbraio era a 88 euro. Se pensavamo di impoverire i russi con le sanzioni mi pare che abbiamo sbagliato strategia. Li stiamo arricchendo spaventosamente. Il rublo è già tornato “potabile”, dal picco di 156 rublo per un dollaro siamo già a circa 106 e ancora il “run” al rublo non è cominciato. Figurarsi. Gli abbiamo fatto il solletico. Svalutato la moneta del 20% e aumentato le loro entrate del 100%.In definitiva non c’è alternativa credibile al momento. Fra 5 anni forse. Non fra 5 mesi. La scelta è fra il metterci d’accordo con i russi e conservare un minimo di rapporti commerciali, anche obtorto collo, oppure prendere una sberla economica apocalittica. Chiuderebbe metà delle fabbriche energivore del Paese. Ci sarebbero milioni e milioni di disoccupati. La Germania si è già espressa chiaramente: facciamo quello che volete, qualsiasi sanzione, ma lasciate stare petrolio e gas. Idem la Francia che è certo più indipendente di noi ma ha problemi identici. Più chiaro di così….. ma lasciando stare petrolio e gas e pagando in rubli, le sanzioni è come se non ci fossero per la Russia. Fanno male solo a chi le applica. E il pagamento in rubli non è che dovremmo “piegarci” a farlo. O lo facciamo o chiudono i rubinetti. I russi possono risolvere i loro problemi di vendita in tempi ragionevoli, soprattutto il petrolio. Noi andiamo verso la bancarotta con il botto. Sacrificando qualche pedone i russi stanno vincendo una partita di livello mondiale che cambierà gli equilibri economici del mondo. E se non si chiama scacco al Re questo (speriamo non sia un matto), non so come chiamarlo. E in Italia c’è gente che canta vittoria e a scacchi nemmeno sa giocare.Spero di essere stato utile e di aver chiarito le idee a tutti.(Carlo De’ Coppolati)[Laureato in materie economiche e in Relazioni Internazionali, esperto di Contrattualistica Internazionale].

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