4_Società partecipate – Indirizzo del Governo Centrale 1
Partecipate, ecco i tagli del governo: entro un anno liquidate 3.200 società (di Andrea Bassi Giovedì 1 Ottobre 2015)
Un anno di tempo. Poi una miriade di società partecipate dagli enti locali, fino a 3.200 in tutto, potrebbero essere cedute o liquidate.
Un anno di tempo. Poi una miriade di società partecipate dagli enti locali, fino a 3.200 in tutto, potrebbero essere cedute o liquidate. Uno dei tasselli fondamentali della riforma Madia della Pubblica amministrazione sta per essere posato. Il decreto attuativo per la razionalizzazione del variegato universo del capitalismo comunale sta per vedere la luce. Ieri l’agenzia di stampa Public Policy, ha ancitipato una bozza del testo. Un documento di 25 articoli che caleranno come una mannaia sulle società controllate dagli enti locali, e non solo. La bozza del decreto prevede che entro tre mesi Comuni e Regioni effettuino una ricognizione delle società che controllano o alle quali partecipano.
Il provvedimento stabilisce una serie di settori in cui è ammesso che gli enti locali operino attraverso società.
- la produzione di un servizio di interesse generale,
- la progettazione e la realizzazione di un’opera pubblica,
- la gestione di un’opera in partenariato con un privato
- l’autoproduzione di beni o servizi strumentali,
- lo svolgimento di attività amministrative inerenti l’attività istituzionale,
- i servizi di supporto a enti senza scopo di lucro.
Tutto quello che è fuori da questi settori andrà ceduto o liquidato entro 12 mesi. Una tagliola che, secondo le stime, riguarderebbe 3.200 società in tutta Italia. Non è l’unica novità. Presso il dipartimento della funzione pubblica nascerà una nuova Authority, un «Organo di vigilanza» che avrà poteri ispettivi nei confronti di tutte le società a partecipazione pubblica e che potrà utilizzare anche la Guardia di Finanza. Se dalle ispezioni dovessero emergere delle irregolarità, o anche uno stato di crisi, l’Organismo di vigilanza potrà chiedere al ministero del Tesoro il commissariamento della società. Il Tesoro, a sua volta, deciderà il destino della partecipata e ne potrà disporre anche la liquidazione
Da anni si era comunque a conoscenza dell’allarme lanciato dalla Corte dei Conti sulle società partecipate per il grave rischio dei danni erariali che, nell’80% dei casi, arrecano alle P.A.- Secondo le norme in vigore, i Comuni con numero di abitanti inferiore ai 30.000 , avrebbero dovuto, già da tempo, dismetterne le partecipazioni in caso di risultati di esercizio negativi
Rischio di danni erariali per il Comune di Tropea
L’Amministrazione Comunale di Tropea, pur essendo a conoscenza che i Bilanci della Porto di Tropea fossero in perdita (451mila euro circa), dichiarava – in sede di Consiglio Comunale dell’8 maggio e del 17 luglio 2013 – il falso e cioè che vi erano le condizioni per derogare alla norma sulle partecipazioni, poiché i risultati di bilancio della partecipata erano in attivo.Oltre al rischio erariale per futuri risultati di esercizio in perdita, vi è stato sempre il rischio di dover rinunciare, quanto prima, alla partecipazione e più precisamente di trovarsi costretti a dover abbandonare il Porto nelle mani di una ormai ex partecipata (Porto di Tropea SpA) con una concessione rilasciata sino al 31.12.2052.
Poiché l’attuale Amministrazione non ha mai messo mano al problema Porto, limitandosi a scaricare le responsabilità amministrativa di controllo e censura al Responsabile dell’Area Tecnica, siamo giunti praticamente al capolinea.
Non c’è stato alcun indirizzo politico per un controllo sul comportamento dei soci privati e sulla gestione della struttura, sull’assolvimento degli impegni contrattuali di concessione quali il trasferimento dell’ulteriore 10%, la manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura portuale (vedi insabbiamento), sul regolare pagamento dei canoni.
A fronte delle inadempienze non si è provveduto alla messa in mora della società con successiva eventuale intimazione ed avviamento del provvedimento di decadenza dalla gestione a norma contrattuale e dell’Art 47 del Codice della Navigazione.
All’attenzione degli attuali Amministratori sono state inviate numerose note sull’argomento che non hanno affatto scosso le loro coscienze.Se non si agisce immediatamente nel far decadere la PORTO spa inadempiente ed inadeguata, ove naturalmente se ne riscontrino i presupposti, si rischia di dover a breve dismetterne le quote di partecipazione ed abbandonare definitivamente il Porto alla società partecipata.
Società partecipata i cui soci privati, ad oggi si presentano c.s.:
Con questi dati a disposizione, si intende rimanere ancora passivamente in attesa che un intervento dell’Autorità superiore decida il destino della Partecipata e della struttura portuale di Tropea ?
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